mercoledì 1 febbraio 2012

Simbolismo e democrazia

Uno dei dogmi laici maggiormente rappresentativo del cosiddetto "modernismo" è il "Democratismo" che per l'argomento di questo post, mi limiterò all'aspetto della partecipazione di tutti gli individui alla vita politica di una comunità. Il presupposto perché si realizzi, in prima istanza, quanto contenuto nel suo prefisso "Demos", è che tutti, ogni singolo membro, partecipi alla gestione del "Cratos", concetto contenuto nel suffisso. Demos- Cratos o Governo del Popolo. Ma aldilà del principio rivoluzionario, ma effimero, come ci suggerisce Renè Guénon nel suo "La Crise du monde moderne" (1), valutiamo l'effettiva consistenza di questo principio, ma "partendo dalle conseguenze anziché dai principi, essa mancherebbe per forza di una base seria..." perché, secondo questo pericoloso(2) pensatore della fine dell'ottocento, essa si basa su un presupposto sbagliato: l'assoluta "eguaglianza degli individui" (3), presupposto che non esiste in natura, che si è voluto adottare (nelle manipolazioni che ne sono seguite) al fine di creare una assoluta indistinguibile uniformità nella grande comunità umana, dove la maggiore ricchezza è proprio nelle sue differenze. Il paradigma dell'eguaglianza cieca, in nome di una pseudo partecipazione alla gestione della "cosa" pubblica, ha portato a credere che un simbolo potesse soddisfare il principio:

X=Libertà.

Tu apponi una croce (e già "croce" è tutto un dire) e sei, insieme a tutti gli altri, protagonista nel comporre il "prefisso", credi che la tua partecipazione, attraverso lo strumento della delega, soddisfi in pieno il principio di partecipazione attiva, sei parte di una comunità e, con essa, gestisci il potere. Così si è portati a credere. Ma basterebbe valutare le "conseguenze" come indica quell'estremista di destra (2) di Guénon, perché tutto ci possa apparire chiaro, provate a chiedere a quei seguaci moderni del pensiero di Pericle che abitano la Val di Susa!

Mi corre l'obbligo di ringraziare un amico, che molte volte ho citato, perché con la sua breve escursione sul valore storico- sociale di "X", ha ispirato questo post. Grazie Genio Pigro, ti voglio dedicare una "massima": Le cose che diciamo, molte volte, sono espressioni verbali della nostra Essenza, che ci ricorda, che non sempre siamo come appariamo.



NOTE:

(1) "La crisi del mondo moderno" un saggio scritto nel 1927, che avuto la sua prima edizione nel 1972, una critica feroce al materialismo e ai suoi "pseudo- principi"

(2) http://scandalizzareeundiritto.blogspot.com/2011/04/rene-guenon-maestro-di-tolleranza.html?spref=fb

(3) R. Guénon Op.Cit.

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