mercoledì 27 aprile 2011

03:09

Quante volte nella nostra vita, abbiamo giudicato fondamentali una manciata di secondi, un breve, insignificante intervallo, scandito da pochi impercettibili tocchi e, osservato a volte con angoscia, altre volte con sollievo, altre ancora, caricando il tempo successivo, di aspettative e speranze. Quanti secondi ci sono in un quattromiliardicinquecentocinquantamilioni di anni? Se riportassimo il tempo e lo spazio fuori dalla necessità, ci accorgemmo, in una nuova dimensione, che le nostre necessità non sono sovrapponibili, perché incompatibili, diverse. E' la pochezza delle nostre aspirazioni a determinare priorità inconciliabili con il tempo cosmico, ma non basterebbero "5000 anni, più le spese" * a sanzionarci per la nostra miopia, perché in definitiva, non abbiamo tutto questo tempo.
Ma questo, il nostro cervello lo sa?

*Il corsivo è tratto da "La città vecchia" di Fabrizio De Andrè. Solo cliccando sul tempo, potrai dare la giusta dimensione al tuo tempo, in un altro spazio.

LE STAGIONI DELLA MORTE ( La guerra di Piero e oltre)

E' facile parlare di guerra. Ma cos'è veramente la guerra?

Vi propongo un gioco, che aldilà delle ipocrisie e il "silenzio della normalità di pace e benessere materiale nella quale viviamo" * è un gioco crudele:

1) prendi la foto di un bambino mutilato perché le sue gambe sono saltate
via,ipotizziamo una mina, un danno collaterale qualsiasi, scegli tu;
2) taglia la foto del piccolo appena sopra il collo;
3) prendi una foto di tuo figlio, ritaglia il suo viso sorridente e sereno, e
4) incollalo sull'altra foto.

La faccia del tuo bambino sul corpo mutilato di un innocente, è la foto della guerra di cui parli e di cui non sai niente.


*Enrico Piovesana- Peace Reporter

martedì 26 aprile 2011

Una ninna per sempre

Quando Agnese, mia figlia, era piccolissima, e le cantavo la ninnananna, insieme, lei con le sue parole, che avevano il sapore delle immagini più che la riconoscibilità dei vocaboli, e io con l'ottusità del "credente" , insieme, dicevo, formavamo la scaletta delle ninne che la doveva accompagnare fino al sonno. "L'amore che strappa i capelli", così la chiamava lei, era una di quelle canzoni che non mancava mai in quell'elenco, e quando la tenevo teneramente tra le braccia, e cantavo la "Canzone dell'amore perduto" di Fabrizio De Andrè , in maniera indegna debbo aggiungere, sapevo, che non l'avrei mai perduta. Anche ora che è cresciuta, ogni tanto mi piace cullarla, da seduto naturalmente.

PeaceReporter - Cina, forza lavoro mutante

PeaceReporter - Cina, forza lavoro mutante

venerdì 22 aprile 2011

Parliamo di Loro

Ai molti suona sempre dissonante quando ci si esprime contro il comune sentire, quando, cioè, si ha una posizione culturale, religiosa, politica non conforme o, meglio, che non rappresenta il modo di vedere, di pensare dei più. Ma consonanza e dissonanza, non sono concetti che si basano solamente sulla gradevolezza dei suoni (e anche delle idee) che percepiamo, ma anche sulla forma d'onda che essi stessi generano.
Un suono, un'idea sono, di fatto, energia, e nei suoni coesistono armonia e il suo contrario, perché, così dicono gli esperti, ogni suono ha in se una forte componente inarmonica.
Più semplicemente un suono gradevolissimo contiene elementi che, estrapolati da esso, sono esattamente lontani anni luce dall'essere gradevoli. Ma l'uno (il gradevole) non esisterebbe senza l'altro (lo sgradevole), è questa la conclusione che la fisica ci impone, con un gradito grazie dal popolo dei dissonanti.
Le poesie che ho riportato, rappresentano un esempio di ricerca (un primo passo) degli opposti, non contrapposti, opposti che sono la natura stessa di un'armonia perfetta.


Niente è mai come vorremo, di Piergiorgio Welby (Lasciatemi Morire, pag.27- Rizzoli editore 2006)

chi ha sognato tanto tempo fa
di pescare nel mare delle possibilità
adesso si accontenta di quello
che la necessità gli impone.
Eppure con l’animo deluso
e gli occhi sempre più stanchi
contiamo ancora le stelle e i baci
gli amori e i tradimenti,
le fughe e i pentimenti
ascoltiamo impauriti
lo scorrere monotono
dei giorni senza miraggi
e vorremo almeno una volta
provare quell’amore insaziato
che ci faccia piangere ed urlare
quel canto di passeri nel cuore
che ci strappi dal sonno
la seduzione di un si
la maledizione del dubbio
perdersi nella notte di sempre
e non trovare mai la strada
scoprire ad ogni bivio
la tenerezza delle promesse.

Quiete, di Antonio Allori (Voglio ancora credere, pag.16- Aletti editore 2011)

Rumori serpeggiano in ribelli giorni,
come melodie spezzate
dal frastuono del tempo.
Non odo più il canto degli uccelli,
letizia mattutina,
e la favola di bosco cappuccio
è sempre più un ricordo.
Oh come vorrei fondermi
come quiete profonda,
divenire nutrice di emozioni
e scrivere all'infinito!

giovedì 21 aprile 2011

Il Mastro e la recherche

Lo vedi mentre, lontano dal mondo, indaga con gli occhi stretti, un minuscolo
quasi invisibile, prodotto dell’ingegno umano:
una strana vite.
Dov’è il suo posto?
Qual è la sua originaria posizione nell’impalpabile disegno della complessità?
La rigira nell’altra mano, come se un cambio della prospettiva potesse cambiare le cose.
La stringe, un attimo, nel pugno chiuso che, percorrendo un arco perfetto nell’aria carica di salsedine, porta quasi a sfiorare il suo naso. La mano, che lentamente dischiude, come aspettando il miracolo di coordinate che lei stessa ha avuto il tempo di ricordare, ora, quasi a oscurare il sole, completamente aperta, rivela l’inquietante verità: la vite, dov’è finita?
Caparbio cercherai, per sempre, il piccolo elemento di metallo, vivendo l’inquietudine della perfezione perduta, e le notti insonni che si succederanno, ti ricorderanno quando l’armonia della natura, non ancora intaccata dalla perdita, parlava di disegni cosmici perfetti, d’infinitesimi particolari, all’apparenza insignificanti, che nell’unicità dell’uno, portavano in se la bellezza del disegno complessivo.
Ma proprio perché nel particolare risiede la ragione del tutto, Il Mastro non avrà pace, fino a quando non stringerà, ancora, fra le sapienti dita, la piccola, invisibile vite. E, solamente allora, tra mille miliardi di miliardi di piccoli spazi, saprà, esattamente, dove si trovava all’origine di quanto tutto ebbe inizio.

mercoledì 20 aprile 2011

Quando l'aria viene messa in movimento

Percorrendo la strada intrapresa nel precedente post: "La musica nella sua massima espressione aspira al silenzio" e, come per disattendere eventuali dimostrazioni teoretiche del rapporto musica- silenzio, riporto le parole di Robert Baccou, e, anche se la "credibilità rimane tanto indimostrabile quanto affascinante, e l'importanza incommensurabile", come ci ricorda l'autrice, dal cui testo ho ripreso la citazione, è proprio l'indimostrabilità, secondo l'autrice, dell'affermazione, che mi ha quasi obbligato a riportarla: "Nel sistema celeste, dunque, dobbiamo ritrovare le consonanze della lira (strumento musicale, n.d.a.). Perché invece non avvertiamo questa armonia? Proprio perché la udiamo continuamente, mentre un suono viene percepito solo in rapporto al silenzio"

(Robert Baccou citato da Simonne Jacquemard in "Pitagora e l'armonia delle sfere" Donzelli Editore- 2006, pag. 133)

venerdì 15 aprile 2011

Jacques Brel, La Chanson des Vieux Amants

La musica nella sua massima espressione aspira al silenzio

"...il termine stesso di armonia si ricolleghi al convergere di opposti, e come questa connessione si effettui all’interno di una dimensione continua che sfuma, senza soluzione di tale continuità, dall’uno all’altro estremo".(Chiara Richelmi "Circulata melodia" L'armonia delle sfere nella Commedia di Dante Alighieri).

martedì 12 aprile 2011

Riflettevo

Riflettevo sul verbo determinare, e improvvisamente, le parole hanno preso vita, in un altro luogo rispetto a quello che io pensavo di destinare loro,ne hanno, di fatto, sviato l'originaria composizione: Verbo e Determinare.
Verbo: (citazione)
"In principio era il Verbo e il Verbo era presso Dio e Dio era il Verbo " (Giovanni1.1)
Determinare:
Deliberare, mettere in libertà, scegliere.

La magia delle parole: si compongono, si oppongono, prendono un'altra strada, tu le metti insieme per dare corpo alle tue idee, e loro generano una disarmonica, inavvicinabile, inconciliabile quanto inesauribile guerra santa.
Volevo dedicare questa breve, quanto incomprensibilmente criptata, riflessione a Mina Welby che, sono sicuro, capirà.

lunedì 11 aprile 2011

Tutto può succedere









Mentre assistevo al consiglio di amministrazione della bottega delle meraviglie di Mr. Magorium e mi deliziavo degli occhi incantati di mia figlia, che per la decima volta, o forse di più, guardava il film Mr Magorium e la bottega delle meraviglie (Film Colony, regista Zach Helm, uscito in Italia nel gennaio del 2008), mi è venuto in testa Vittorino Andreoli, che singolare somiglianza, e il suo ultimo libro "Il denaro in testa" dove esamina il rapporto distorto, e in quanto patologia studiata dallo Psichiatra, dell'uomo dei nostri tempi e il denaro:" La società del denaro non coglie la bellezza del mondo e neanche il suo affanno, riduce l’uomo a un salvadanaio che si può rompere troppo facilmente, lasciando solo dei cocci.....", e mentre scorrevano le immagini del film e la bellezza del sogno che coinvolge, non solamente i bambini ma anche un adulto predisposto a riconoscerla, ho ritrovato nella mia mente le parole che lo stesso Vittorino Andreoli pronunciava, come una sentenza apocalittica, in una intervista di Serena Dandini nella trasmissione "Parla con me" dell'inizio di quest'anno:"Il denaro oggi è la cifra dell'uomo, non più degli oggetti ,cioè un uomo è ridotto al denaro che ha, perché il denaro lo rappresenta... oggi il denaro ha risolto tutti i problemi filosofici, oggi l'uomo è la quantità di denaro che possiede." Altro che bottega delle meraviglie dove "Tutto può succedere

mercoledì 6 aprile 2011

Ho gli occhi appena chiusi

Ho gli occhi appena chiusi
perché la luce della tarda mattinata
non mi abbagli.
Ho gli occhi appena chiusi anche quando
le tenebre illuminano la mia solitudine.
Ho gli occhi appena chiusi per vedere
quel punto lontano
allontanarsi sempre più.
Ho gli occhi appena chiusi
perché la testa mi scoppia
nella leggerezza della sua assenza.
Ho gli occhi appena chiusi
per non vedere il fiume salato
gonfiarsi senza che le stagioni
possano interrompere la sua corsa verso il mare.
Ho gli occhi appena chiusi
potrei dormire,
sognare
di non avere gli occhi appena chiusi
per non perdere neanche il più piccolo dettaglio
della mia disperazione,
e con occhi sbarrati
e folli
chiedere al mio cuore
di riprendere la sua corsa ticchettante verso la vita.

A un amico