domenica 30 gennaio 2011

Sui miti

"Cominciamo a diventare veramente razionali quando riconosciamo la razionalizzazione insita nella nostra razionalità e quando riconosciamo i nostri propri miti, tra cui il mito dell'onnipotenza della nostra ragione e quello del progresso garantito."
(Edgar Morin: I sette saperi necessari all'educazione del futuro, Raffaello Cortina Editore- 2001)

La scelta difficile

"... Non potrebbe esserci,invece, un governo nel quale a decidere praticamente su ciò che è giusto e ciò che è ingiusto non fosse la maggioranza ma la coscienza? Un governo dove la maggioranza decidesse solo su questioni alle quali è applicabile la regola dell'opportunità? Deve sempre il cittadino, seppure per un istante e in minimo grado, abbandonare la coscienza nelle mani del legislatore? E allora perché ha una coscienza?"
(Henry D. Thoreau, Resistance to Civil Government 1848)

venerdì 28 gennaio 2011

Ieri improvvisamente, Auschwitz

Piango perché ho visto un vecchio piangere
raccontando di bambini piangere
strappati alle loro madri in lacrime.
Piango le lacrime di tutte le generazioni
soggiogate dal male
di uomini che non hanno mai pianto.
Piango per la libertà negata.
Piango per gli occhi miopi che guardano il mondo.
Piango di Individui che mai si riscatteranno.
Piango perché le mie lacrime possano ricongiungersi
al fiume di Uomini dagli occhi belli che hanno pianto,
che la sua onda possa travolgere
l'indifferenza dei tanti dagli occhi asciutti.

giovedì 27 gennaio 2011

Mi dichiaro

Mi dichiaro uomo libero da tutti i pregiudizi.
Mi dichiaro prigioniero della fame di sapere.
Mi dichiaro uomo libero dalle posizioni comode.
Mi dichiaro prigioniero delle suggestioni d'Amore.
Mi dichiaro uomo libero di sentire le altrui debolezze.
Mi dichiaro prigioniero delle mie debolezze.
Mi dichiaro uomo libero di mettermi in discussione.
Mi dichiaro prigioniero dalla mancanza di discussione.
Mi dichiaro: "sono come sono" mi fa paura.

Mi dichiaro prigioniero ma libero di scegliere di vivere.

Cosimo e il mondo di Patty

Polverosi scaffali, parrucche incipriate: la cultura ufficiale di voci altisonanti, di mani delicati che toccano, con incomprensibile godimento, sottili pagine di antiche menzogne. Stava sfogliando un poderoso volume, il secondo dei tre de "Il Trattato dell'armonia" di Koechlin, quando ad un tratto, dal fondo del grande salone della biblioteca, appena illuminato da un solitario raggio di luce che entra dal rosone della porta centrale, una voce impacciata sussurra:" Tutti questi libri, e neanche una TV, come faccio, ora, a vedere che fine ha fatto Antonella?" Il vecchio, incartapecorito bibliotecario, dopo un breve attimo di smarrimento a sentire quella voce, sì gentile, ma incurante del muto silenzioso parlottare di tutti i libri che, da sempre, gli tenevano compagnia, quasi gridando all'indirizzo dello sconosciuto:" Come Si permette, e poi, Lei chi è". Lo sconosciuto, che ora aveva guadagnato una posizione più luminosa, di rimando:" Io chi sono? Posso solamente dirti che non so chi sono, ma tutti mi chiamano Il Genio Pigro" e il vecchio di rimando:" Se Tu sei il Genio Pigro, allora io sono il Barone Rampante!". "Ah! ah! Allora devi avercela una TV, nascosta da qualche parte, se, come penso, anche tu, non vuoi crescere" e il vate: "Io sono come sono, che ne sai Tu". A quel punto lo sconosciuto girandogli le spalle e incamminandosi verso l'uscita a soffocare una risata:"Grazie per la conferma, e se sei Cosimo, come dici di essere, non ti attardare a scendere, perché il mondo può avere bisogno di te".

Sono quella che sono

Sono quella che sono
Sono fatta così
Se ho voglia di ridere
Rido come una matta
Amo colui che m'ama
Non è colpa mia
Se non è sempre quello
Per cui faccio follie
Sono quella che sono
Sono fatta così
Che volete ancora
Che volete da me
Son fatta per piacere
Non c'e niente da fare
Troppo alti i miei tacchi
Troppo arcuate le reni
Troppo sodi i miei seni
Troppo truccati gli occhi
E poi
Che ve ne importa a voi
Sono fatta così
Chi mi vuole son qui
Che cosa ve ne importa
Del mio proprio passato
Certo qualcuno ho amato
E qualcuno ha amato me
Come i giovani che s'amano
Sanno semplicemente amare
Amare amare...
Che vale interrogarmi
Sono qui per piacervi
E niente può cambiarmi.
Jaques Prevert

lunedì 24 gennaio 2011

Io so

Ieri nel corso della presentazione dell'ultimo lavoro del poeta siciliano Vittorio Stringi che, confesso non conoscevo, uno dei relatori ha citato "Io so" di Pier Paolo Pasolini, e come se non aspettassi altro che una connessione, mi sono ricordato di Alì dagli Occhi Azzurri nella poesia "Profezia" di Pier Paolo:

"....Ah, ma il figlio sa: la grazia del sapere
è un vento che cambia corso, nel cielo. Soffia ora forse dall’Africa
e tu ascolta ciò che per grazia il figlio sa. Se egli poi non sorride
è perché la speranza per lui non fu luce ma razionalità......"


Sapere e consapevolezza, hanno rievocato nella mia mente la voce di un poeta georgiano, dalla forza della denuncia alla determinatezza delle scelte:

"Aderire o non aderire?
La questione non si pone per me.
È la mia rivoluzione"
( Majakovskij- "Ottobre")
.

venerdì 21 gennaio 2011

Amore dopo il naufragio

In un mondo popolato di ottusa solitudine
che d'amicizia coltiva la superficie
che dell'amore s'invaghisce
per scordare noiosi pomeriggi
oscure notti senza stelle
e tenere lontana la morte,
voi come naufraghi
vi amate
nella raggiunta terra della felicità
senza che navi fantasma
possano mai più raggiungervi
a riprendere il mare sconosciuto che vi aveva sopraffatto.

.

giovedì 20 gennaio 2011

La maschera

Nella società della rappresentazione, della creazione mai compiuta dell'immaginario collettivo, del dominio assoluto dei modelli culturali imposti delle trasmissioni televisive, comprese quelle d'informazione, un sistema semplice, per dirla alla Dawkins, biologo evoluzionista, come si connota una civiltà superficiale che non ha più valori come la solidarietà, la giustizia e aggiungerei la perduta voglia di partecipazione, il ricorso estremo alla delega, anche sulle questioni morali, in questa società, dicevo, esiste chi riesce a ridere, amaramente, nel costatare che, quella maggioranza che "crede sempre alle menzogne, perché la maggioranza è costituita da sciocchi" (Osho- La magia del semplice) riesce, incredibilmente, a essere oltre che sciocca anche cieca, e, ridendo, il Genio Pigro, ipotizza che la maggioranza, aggiungerei " relativa" per rispetto alla regola della rappresentanza, non crederebbe alle malefatte di mister "B" neanche se lui stesso, per farsi meglio notare, apparisse non con la sua faccia, ma a dimostrazione del teorema rappresentazione è realtà, indossando una maschera con le sue stesse fattezze.
Una risata amara e un grazie a Giovanni.
.

martedì 18 gennaio 2011

Lettera a una bambina che non vuole andare al circo

La tua convinzione di non volere andare al circo, ha l'incredibilità dell'innocenza, in quella decisione c'è tutto il tuo mondo, le piccole certezze che, quasi con ostinazione coltivi e affermi e, che noi, che quegli animali li abbiamo visti liberi nella savana, abbiamo alimentato nella speranza che tu, un giorno, potessi vivere e respirare l'aria forte della sera africana quando i leoni, con lentezza esasperante, vanno a leccare il sale, o, se ne avrai la fortuna, vedere, commuovendoti, l'eterna lotta per la sopravvivenza che porta milioni di gnù a spostarsi a sud, per poi ripetere lo stesso viaggio al contrario.
E' bello che tu non voglia andare al circo, ma sei una bambina e anche se dovessi decidere ad andare, se le tue convinzioni sono forti, come credo,uscirai rafforzando l'idea che un viaggio in Africa, è un viaggio di libertà.

.

Quando sei entrata?

Davanti a un rapporto di relazione consumato velocemente, per esempio, tra due persone che scambiano poche battute verbali in un luogo pubblico, a volte ci si pone, dopo avere esaurito il copione delle banalità, come un osservatore che deve valutare se questo mondo di minimalismi congeniali, strutturalmente selezionati per la sopravvivenza culturale, di apparenza, in fondo non sia, senza che si formi, anche in embrione, un piccolo dubbio, la nostra vera essenza: una complessa rete di pensieri fragili, di emozioni fredde, e una innaturale, quanto infantile, propensione verso rapporti superficiali.

Questa riflessione mi è nata da un normale ma, evidentemente incisivo, incontro, quando ho visto uscire un'amica dal bar davanti la cui porta stavo aspettando un mio vecchio professore:

Io: "Non ti avevo vista, Enza, quando sei entrata"

Lei:"Prima"

E a sottolineare l'insufficienza semantica e l'inadeguatezza del contenuto della mia domanda, un sorriso disarmante.
.

venerdì 14 gennaio 2011

Occhi neri smarriti

Occhi neri smarriti in un mondo di desideri negati
mani impacciate cercano incapaci le lente curve dell'amore.
Apri la piccola bocca rossa per invocare
a bassa voce
di essere amata.

.

Tenerezza

Tra le tante facce che, ieri, componevano quella meravigliosa umanità che ancora crede, che ancora anela ad un mondo migliore, ve n'era una in particolare che sembrava esserci più delle altre, senza che il suo portatore, della faccia intendo, facesse più di un battito di ciglia per farsi notare. Ma il cuore di poeta sente l'energia che emana la dura ossidiana che porta in se il lungo, faticoso viaggio dalle viscere della terra.
A lui ho dedicato queste parole inadeguate a descrivere la complessità che, molte volte, si nasconde dietro un'anima semplice:

Uno sguardo duro di pietra
scolpito da sofferenze infernali
l'antico profilo
e, di pianti altrui percorso
come un fiume
che la foce della sua perdizione nutre
perché è suo il dolore del mondo.
Non sono le tue parole che parlano di te
ma la tenerezza del tuo Essere.

.

giovedì 13 gennaio 2011

Giovanni, il genio pigro.

Mi ricordo di una vecchia disputa su come definire genio, o come definire cos'è geniale. Una delle spiegazioni, per me, più accattivante, è la seguente:" Il genio è chi possiede la conoscenza prima del sapere", perfetto!
Giovanni, per me, è un genio (vedi il post: "La meraviglia dei numeri e una voce dal deserto" del 13 novembre 2010) perché, pur entrando sempre a gamba tesa nelle discussioni, porta con se, in se, una conoscenza che, pur con l'inconsapevolezza che connota il suo modo di relazionarsi, riesce sempre a sorprenderti, come ieri sera, quando è passato dalla "caratteristica" al "possesso" a proposito del sostantivo "Proprietà", con una grazia che ignora l'esistenza delle sue entrate falciatrici. E, non a caso, mio caro Giovanni ti trascrivo un passaggio di un libro di un mio giovane amico, perché tu possa scordare fastidiose e oscure lettere mute, e possa liberamente esprimere i tuoi pensieri.
"...concepire una struttura nuova: non rendendomi conto di "sbagliare" nel creare la sintassi e la grammatica sono andato avanti ed ho creato un mio proprio sistema linguistico capace di essere inteso da tutti (il che era la mia necessità).Una volta cresciuto avrei potuto studiare assiduamente la grammatica e la lingua italiana "corretta" ma non l'ho fatto... Potrei dirvi per "genialità" ma alla base semplicemente per pigrizia. Certo sono stato corretto da molti amici e parenti e professori,tuttavia la maggior parte di queste correzioni erano formali e dunque prive di interesse ai miei occhi. Si è invece insinuato in me un odio per la forma, quella forma irrilevante esistente solo per tradizione e come norma sociale, quella forma che vedevo come ipocrisia, che sembra esistere solo per rassicurare i parlanti che la conoscono, dargli l'idea di "conoscere la propria lingua" : una specie di autoerotismo malsano ai miei occhi. ( Il testo è tratto dalla "Premessa Formale -Solo per coloro i quali “conoscono bene la propria lingua” di Gianmarco Giuliana, Tramonto 2009-2010, versione Ebook)
.

mercoledì 5 gennaio 2011

Oscurità

Un minuscolo punto di flebile luce
illumina appena la cecità profonda della mia mente
le mani smorte sulle ruvide pareti della solitudine
sostenere il corpo inerte,
incapace di vita,
nutrito dall'oscurità assoluta
perché non muoia per sempre.
Mille e mille volte ho rifiutato la luce
abbagliato gridare e cercare la sua assenza
per riposare un attimo
e sentire il cuore
battere ancora.
.

martedì 4 gennaio 2011

Non ho una terra

Tante sono le tragedie umane direttamente, o indirettamente derivate da un modello economico folle. Quando sei privato della tua identità, delle tue origini, perché la terra è diventata un unico sterminato luogo di consumo per pochi, c'è da chiedersi se una specie che si evolve (?), possa essere tanto cieca, tanto sorda da non sentire l'assordante rumore della sua distruzione.

Queste parole le dedico al popolo Mapuche, il popolo della terra.

Non ho una terra per chiamarmi donna.
Non ho una terra per chiamarmi uomo.
I nostri figli non possiamo chiamarli bambini,
non hanno una terra.
Le nostre favole non potremo più raccontare all'ombra del grande quillay
dissolta dalle abbaglianti luci del centro commerciale:
la nostra nuova terra.

mapuche_s.jpg