martedì 31 gennaio 2012

"Sul bordo della valle di quell'abisso di dolore"



Quando l'ultimo dei maestri
chiuderà l'ultima porta
il sapere conosciuto
e tutto il fondamento del mondo
si uniranno, per sempre
e avranno le sembianze delle illusioni
che ho chiamato Religione
che ho chiamato Eguaglianza
che ho chiamato con tutti i nomi
di tutte le cose
che ho creduto Libertà.
E quando il vecchio
mi tenderà la sua esile mano
non mi salverò
schiavo di ciò
che ho creduto conoscenza.


NOTA

Ho descritto la mia visione del limbo, che nonostante la sua abolizione da parte della chiesa cattolica (a proposito tutti i bambini non battezzati hanno avuto la cittadinanza su, al nord o......?), continua a essere il luogo in cui viviamo. Pur non mancando, a mio avviso, la forza della suggestione, voglio rendere il mio "limbo" più poetico citando, come ho fatto nel titolo, una terzina del IV Canto dell'Inferno.

"Quella valle era scura, profonda e fumosa,
tanto che, per quanto cercassi di spingere lo sguardo,
non riuscivo a distinguere nessuna cosa in essa."

Ma il nostro è un limbo senza aspettative di ascesa.

lunedì 30 gennaio 2012

La macchina della morte ha bisogno di bambini


Sto leggendo un libro sul tempo che viviamo, la forza delle argomentazioni aggiunta a tanti piccoli punti di luce che brillavano nella mia testa, in un attimo, hanno trasformato un lento pomeriggio di lettura in una accelerazione del tempo, a cui la mia mente non ha retto, e questo è il risultato:

Per quanto si possa suddividere fino all'infinitesimamente piccolo la struttura di un individuo, non si può andare oltre l'"Unità Principale", che deve essere la nostra energia vitale: la più piccola parte di un essere è la sua essenza, e su di essa viene edificato tutto.

La seconda riflessione riguarda una dimensione puramente fisica, almeno nella sua accezione comune: il concetto di “distanza”, ma, io, l'ho vista così:

Una relazione presuppone "contemporaneità", uno scambio di energie in simultanea, sia che avvenga tra due persone, sia tra gruppi diversi. Una relazione non può esistere se si traslano i tempi di scambio di azioni, parole e condivisione di bellezza. Nel caso questo non avvenga, si prefigurerebbe una sorta di "dissociazione comunicativa", la distorsione del messaggio che è maggiore all'aumentare, qui il concetto di "distanza", della distanza. "Distanza", non è solamente un concetto fisico di "spazialità", di posizione nello spazio di uno o più elementi fisici, ma a mio avviso va ben oltre, perché? Per spiegarmi meglio, torniamo allo "spazio", quello lontano. In una magnifica notte di cielo stellato, si possono vedere decine, centinaia di oggetti brillanti, alcuni sembrano quasi toccarsi, ma è solamente un’ illusione, una magia del lontano, se ora si pensa che Sirio la stella che percepiamo come la più luminosa (in gergo scientifico "magnitudine apparente") poiché è la più vicina alla terra, dista da noi 81.365 miliardi di chilometri (concedetemi l'approssimazione), quando, con la nostra immaginazione, quasi tocchiamo questo astro meraviglioso, potremmo sfiorare, di fatto, un fantasma, perché non lo vediamo "in diretta" ma con una differenza di 8 anni, quell'immagine che vediamo ora, è vecchia di 8 anni, Sirio potrebbe (ma non è) non esserci più, e lo sapremmo solamente fra 8 anni.

Se, quindi, in una qualunque relazione umana, aumenta la distanza fra i soggetti (o gruppi di individui), essa non è più una relazione "al presente", bensì "al passato”. Ecco perché nascono le incomprensioni, anche a distanze di gran lunga inferiori, o addirittura a distanza zero, se coloro che si relazionano, pur vicinissimi, quasi a baciarsi, tengono a distanza la loro mente, la relazione è solamente apparente, e la tocchi, come Sirio in una magica notte stellata.



La terza riflessione scaturiva da un'incursione di una immagine televisiva che così ho tradotto:

"La macchina della morte ha bisogno di bambini"


Coltiviamo in una distesa infinita di terra rossa africana

un campo di bambini

alleviamoli

con poco cibo

con poche cure

con poca acqua

visitiamolo due volte l'anno,

organizziamo eventi, mostriamoli per decantare

le lodi dei nostri "agricoltori" e, prepariamoci

per quando verrà il tempo di raccogliere

il frutto del nostro lavoro,e

la macchina della morte mieterà tutto il campo

per nutrirsi dell'essenza stessa che ci ha generato.



Se esiste un filo che lega tutte queste cose, io non lo so, dovrei dividere fino all'"Unità principale" per capire veramente, ma non è un'operazione facile.

venerdì 27 gennaio 2012

Oggi, tanto tempo fa

In un giorno importante,qual'è oggi, non si può non parlare di verità, si possono negare i fatti, la storia, si può negare la notte che segue il giorno ma, mai si può negare la vera natura umana. Per questo è importante evitare gli errori: "Una idea vera non può essere "nuova", poiché la verità non è un prodotto dello spirito umano, essa esiste indipendentemente da noi, e noi abbiamo solo da conoscerla.Fuor da tale conoscenza, non può esservi che l’errore." René Guénon- La crisi del mondo moderno

giovedì 26 gennaio 2012

Oltre il sè



Tutto finirà
in una polvere oscura di occasioni mancate
vedrò realizzarsi le circostanze rappresentate,
come in uno specchio,
e il tutto avrà un novo inizio
gli ultimi riprenderanno la corsa al contrario,
per risalire
per primi
l'impetusa corrente del cambiamento

mercoledì 25 gennaio 2012

Oscurità

Salgo con fatica
l'insidiosa montagna della luce
larga e accogliente la base
strettissimo e inarrivabile il punto estremo
là in alto,
che quasi non lo vedo
scivolo sulle pareti scoscese, frequentemente,
ma mi arrampico
sempre più appesantito di nuove cose
e il peso che porto, sempre più gravoso
mi agevola l'ascesa.
Come invidio i tanti
che stanno appagati a guardare verso l’alto
vivere della luce lontana
distorta e leggera,
e dei lamenti di dannati che anelano la conoscenza,
mentre le loro orecchie intendono sirene.
L'ultima volta, dopo l'ennesima caduta
riguardai ciò che portavo con me,
ricordavo come era iniziato
avevo con me solo la speranza di un viaggio impossibile,
ora non riesco nemmeno a contare tutto
una misera polverosa particella di sapere,
e non riesco a contare.
Continuerò fino alla fine, a salire
appesantirò all'inverosimile il mio sapere
con la consapevolezza che non raggiungerò mai
il punto più alto
e mi dannerò
perché possano udire
in un melodico canto
le note dissonanti della mia perdizione

martedì 24 gennaio 2012

L'attesa

Scrosci di pioggia, violenti
l'acqua non ha pace,
così io.
Ti bacerò, in un giorno di sole,
e le gocce minute di vita
scorrono impetuose e lontane
mentre celebrano il ritorno,
bacerò la tua bocca
bacerò i tuoi capelli,
se mai smettesse di piovere,
potrei amarti,
solo il gatto alla finestra, appagato
sonnecchia rumoroso
all'arcobaleno ancora lontano.

lunedì 23 gennaio 2012

142.857 Trilogia dell'amore e dei numeri

Uno- Desiderio


Ho trovato che moriva il Desiderio
lo presi tra le mie mani e chiesi, perché?
Ho avuto due figli, disse
li chiamai con il mio nome e con la loro essenza
Desiderio figlio delle Passioni, e
Desiderio figlio delle Cose.
Quando Desiderio figlio delle Cose uccise
Desiderio figlio delle Passioni
anch'io morii,
ora viaggio verso la terra della guerra e della morte
dove il figlio delle Cose
avrà tutto
ma non potrà possedere nulla,
in quel luogo dove la luce non è mai nata.


Due- Piccolo fiore

Lasciati amare piccolo fiore
ora che conosci la perdizione e
le mie mani ti adagiano nella solitudine dell'amore,
guardi malinconica il giardino
dov'era la tua casa
vuota,
per sempre.


Tre- "Quando i cammelli si avvicinano"


Quando dal deserto infuocato che ti appare morto,
scorgerai i cammelli avvicinarsi
conta,
contali tutti
contali insieme alle stelle che carovane
sconosciute hanno contato
quando i numeri erano di pietra,
conta
tutti i giorni che hai amato
conta tutti i numeri che hai imparato
e le combinazioni che hanno generato
canta la musica ancora non scritta,
e conta e canta fino a quando
una voce gentile, lontana ti chiederà
se la magia di 142.857
è sequenza o essenza universale.

venerdì 20 gennaio 2012

Non ho tempo



Non ho tempo per dormire
respiro, ascoltando la notte.

Non ho tempo per morire
mentre cerco le ragioni della rinascita.

Non ho tempo per costruire
raccolgo ancora le pietre di un'altra vita.

Non ho tempo per ridere
mi nutro, affamato della mia fame.

Non ho tempo per la poesia.

Non ho tempo per Dio
Orione mi abbaglia.

Non ho tempo per piangere
in un deserto pieno di lacrime.

Non ho tempo per vivere
un tempo che mi è distante.

Non ho tempo
ma un solo attimo, per amarti.

Non ho tempo,
in questo tempo che appartiene ad altri.




giovedì 19 gennaio 2012

I sensi della bellezza


Se apro i miei occhi
non riesco a vedere,
se il mio cuore è assente.
Mi capita
quando i mei occhi sono chiusi
di vedere la bellezza
sentirne il profumo
accarezzare le forme sconosciute
mangiare i suoi frutti,
mentre ascolto una musica
che con gli occhi aperti
pensavo solamente vita.

mercoledì 18 gennaio 2012

Canone Inverso (E' la memoria che ci possiede, non siamo noi a possederla)

Dall'altro lato
della strada
mi vedo camminare
senza sosta,
conosco la meta
la guardo dal mio opposto,
mi fermo, dall'altra parte
non ho risposte
la mia memoria mi possiede
mi tormenta
ma io non ricordo.
Sull’altro marciapiede, io proseguo
arriveremo mai, insieme?
Possiedo le cose che ricordo
tutte le altre,
non so di averle.
In mezzo,
disinvolto segue la strada
un bambino
che ancora non conosce l'ossessione dei ricordi

Raramente scrivo delle dediche, ma, questa volta, i miei opposti reclamano, e io non voglio scordare. Dedico questa riflessione a due amiche, la prima colei che ha ispirato “Canone Inverso”, il sottotitolo sono parole sue, e sono l’origine e la sostanza delle mie parole; la seconda, una musicista che conosce i canoni (musicali), e non disdegna la poesia. Grazie

martedì 17 gennaio 2012

L'importanza delle parole

Se pronunci la parola “libertà”, devi conoscere, prima, il valore delle rinunce;
se pronunci la parola “fratellanza”, devi sapere che ciò che è tuo, non è stato sottratto a un tuo fratello;
se pronunci la parola “amore”, non scordare, mai, non puoi scegliere;
se pronunci la parola “rivoluzione”, ricorda sempre i "per chi" e non i "per cosa",
ma se pronunci la parola “privilegi”, anche i tuoi sono incompatibili con rivoluzione, fratellanza, libertà
e in amore l'unico privilegio è avere accanto la persona che ami.

Direzioni


Ora che la luce illumina il passaggio

dimentico

le strette geometrie delle mie necessità

e il settimo raggio

rischiara l’oscurità della mia anima

venerdì 13 gennaio 2012

Il vecchio dei giorni

Il vecchio dei giorni
mi guardò negli occhi,
non esistono luoghi
che io non abbia determinato
ammirato
ho guardato l'universo
e l'immensità dei numeri
non era la quantità
della bellezza
ma la sua vera natura
tutti i numeri che conosceremo
lì in bella mostra
realtà e ascendenza.
Solo dopo ti vidi
cullare tra le braccia
tua figlia,
e finalmente chiusi gli occhi
posseduto dall'amore
che avrebbe governato ogni cosa.

martedì 10 gennaio 2012

Pratityasamutpada

I piedi nudi sui ciottoli levigati
dall’acqua originaria
alla settima ansa del fiume
giro, verso destra.
Le montagne.
I picchi innevati nel cielo immaginario
dove cerco con la mente il settimo passaggio
la, dove la grande magnolia
quasi nasconde agli uomini
la vista dell’eterno
il temporale già si annuncia
con una unica solitaria goccia perfetta
conto mentalmente: sette, le gigantesche ametiste
che segnano il cammino
come guardiani viola che il penitente non si perda
nel tempo di quell’infinito grembo
e la pioggia che ora ti bagna
di lacrime mai piante,
nel ciclo interrotto ad ogni passaggio della luna di luglio,
ti ricorda che ti devi prostrare alla settima pietra
perché da lì proseguirai
senza sosta alla ricerca della vera sostanza della tua vita
e quando sarai percorso da un’onda di frenetica energia,
e il tuo cuore percepirà il nulla
conta gli ultimi sette passi, e
avrai trovato la settima casa
dove lei è sempre stata,
luce nella tua tenebra.

lunedì 9 gennaio 2012

Corna di cervo

Guardo la mia faccia trasfigurata
grido del mio sangue
e piango le mie spine
ma il dolore che mi possiede
mi concepisce
nella vita nuova
dove tutti
si nutrono della propria essenza
e del suo opposto,
e la meraviglia sfama la conoscenza

Il diavolo dal corno d’oro

Nel lontano deserto delle terre di confine, in un luogo sconosciuto, si trovava un’anomalia, come se la sabbia ostile abitasse un’altra regione, anziché quel luogo infuocato: una oasi di essenze dense e verdi cupo, che coprivano l’ostilità del sole. In quel posto incredibile, esisteva uno strano mercato, mille banchi di legno di balsa, colorati di bianco, ricolmi di indescrivibili e multiformi oggetti, profumi dai cento odori, stoffe che non trovavi in nessun posto al mondo, animali estinti vivi, animali morti, impagliati che vivi, non li avevi mai incontrati, pipe d’alabastro, piatti di ghiaccio, strane sfere che recavano curiose incisioni, e mappe di luoghi sconosciuti, niente di simile esisteva, almeno sulla terra. Il mercato del diavolo.

I venditori erano tutti demoni, giganteschi, o quanto il palmo di una mano, ricoperti di ispidi e lunghi peli scuri, o bianchi e levigati come i ghiacci eterni, cornuti, con gambe umane, piedi di animali, o animali dal volto di bambina dai capelli tagliati al buio dell’inferno più profondo, tutti insieme in quella bolgia, in un’oasi di pace, in un deserto infernale. Tra tutti ne spiccava uno, bellissimo, dalle fattezze umane, le lunghe gambe di cavallo, e un unico corno, laterale, che splendeva di mille stelle, un corno d’oro. Al suo banco si fermavano, per prima, tutti coloro che venivano al mercato del diavolo, da qualunque direzione provenissero, il primo era lui, il diavolo dal corno d’oro. Attratto dal bagliore accecante, anche un angelo si fermò.

Prendi questo, ha il colore dei tuoi occhi>, disse, con un sorriso accattivante, indicando un caftano blu cobalto, di preziosa seta della lontana regione dei 13 fiumi, a oriente, con ricami rosso e oro.

< Mi piace> disse l’angelo < ma la cosa che veramente mi interessa di questa meraviglia, è il piccolo inserto, a destra, in basso>



<2 quadrati, 4 lati per ciascuno, 4_4, Quattro Quattro: una magia! Da 4_4 puoi ottenere tutti i numeri decimali, da zero a nove>

< da 44, puoi ottenere anche, il numero magico dell’amore?> lo interruppe il diavolo, mentre il viandante alato cominciava a elaborare le formule necessarie,



Il volto del demone dal corno d’oro si trasformò, repentinamente, come se fosse morto e rinato, negando la vita precedente: < Io ho amato, e perduto, per questo ora sono come mi vedi, la luce del mio corno è l’unica testimonianza dello splendore della fusione della mia unicità negata> prese il caftano, e con le lunghe mani di donna, porse all’angelo il prezioso manufatto < E’ tuo, te lo regalo, perché mi hai ricordato quando ho avuto dalla grazia dell’1>

L’angelo prese quel prezioso dono, in silenzio voltò le spalle, e proseguì verso l’altrove. Dopo un po’ si voltò a guardare l’oasi del diavolo, ma la luce più brillante che avesse mai visto, che potevi notare oltre la curvatura della terra, era scomparsa.

Solamente molto tempo, dopo seppe che lo splendore era rientrato nel cuore del demone, che ora vagava nella terra dell’1, vestito di una tonaca candida, con 2 quadrati finemente ricamati, all’altezza del cuore.

Mi corre l’obbligo di ringraziare la “Befana”, che ha portato in dono a mia figlia, un meraviglioso libro “L’uomo che sapeva contare”, Salani Editore- 2011, che contiene il racconto “Andando al mercato” (pag. 32) e la magia dei Quattro Quattro; ringrazio gli amici di twitter “Gravità Zero”, per averne consigliato la lettura.

Meglio concludere le feste con la magia, che con un rimpianto.

giovedì 5 gennaio 2012

“L’intelligenza che verrà”

Porto con me una piccola luce
nutrita d’incostanza
e morta d’illusione
percorro l’oscuro
che memoria antica
sorregge
e nel frastuono di tenebra
affollato di mediocrità
lontano, vedo
la vita immateriale che mi appaga

mercoledì 4 gennaio 2012

Forme di vita

Rivedo le forme del mio disagio
rette di infinito egoismo
cerchi spezzati da assurde quadrature
triangoli fanatici sospesi dal divino
piramidi di iniquità condivisa
senza che la natura essenziale sfugga
a incomprensibili regole cui obbedire
nel geometrico inganno
di una vita da non vivere

martedì 3 gennaio 2012

Il mio Er

Scruto insonne
le porte chiuse della mia anima
oscuri meandri celati
da passaggi inaccessibili
inviolabili
cerco affannato le chiavi
che non ho
le reclamo ad alta voce
e nel loro silenzio indifferente
il cantare lento del mio cuore
mi ricorda che ero morto
quando le ho perdute