martedì 31 gennaio 2012

"Sul bordo della valle di quell'abisso di dolore"



Quando l'ultimo dei maestri
chiuderà l'ultima porta
il sapere conosciuto
e tutto il fondamento del mondo
si uniranno, per sempre
e avranno le sembianze delle illusioni
che ho chiamato Religione
che ho chiamato Eguaglianza
che ho chiamato con tutti i nomi
di tutte le cose
che ho creduto Libertà.
E quando il vecchio
mi tenderà la sua esile mano
non mi salverò
schiavo di ciò
che ho creduto conoscenza.


NOTA

Ho descritto la mia visione del limbo, che nonostante la sua abolizione da parte della chiesa cattolica (a proposito tutti i bambini non battezzati hanno avuto la cittadinanza su, al nord o......?), continua a essere il luogo in cui viviamo. Pur non mancando, a mio avviso, la forza della suggestione, voglio rendere il mio "limbo" più poetico citando, come ho fatto nel titolo, una terzina del IV Canto dell'Inferno.

"Quella valle era scura, profonda e fumosa,
tanto che, per quanto cercassi di spingere lo sguardo,
non riuscivo a distinguere nessuna cosa in essa."

Ma il nostro è un limbo senza aspettative di ascesa.

Nessun commento:

Posta un commento