lunedì 12 settembre 2011

Stadi transitori, saggio sulle farfalle (per "amore" d'accostamento)

Cos'è l'amore se non uno stato transitorio, un momento infinito che ti predispone al piacere della bellezza e che, molte volte, resta tale, predisposizione, una promessa non mantenuta, nulla. L'essere transitorio non è per natura effimero, anche se molte volte ne rappresenta molti dei caratteri, la fugacità, la fragilità insite nella condizione di fuggevolezza. A volte, penso, che sia l'effetto della continua espansione dell'universo: è difficile fermare la tua vita in un tempo più lungo di un soffio cosmico e , per quanto possa essere intenso, la dilatazione che ci lega al cordone ombelicale delle nostre origini, della nostra fine, ci porta a ragionare in termini di attimi, per quanti lungi ci possano sembrare.
Accostare l'umanità alle farfalle mi è costato, ma è stato facile pensando quanto brevemente subiscano gli uomini il fascino dell'amore, ma se per definizione è effimera la condizione della "pupa" che sarà farfalla, come definire lo stadio maturo dell'uomo che lo nega, l'amore? Una trasformazione da "farfalla" a "pupa"?
La negazione della bellezza per non morire?
Chi lo sa, forse è solamente materia per poeti.

Le mie ali oramai stanche
muovono appena l'aria spessa
i miei colori lentamente svaniscono
sempre più polvere
a negare il cielo.
Piano piano muoio,
muoiono le mie illusioni
muoiono le mie voglie
muore quello che sono stato
muore quello che sono.
Una leggera brezza che spira da nord
mi solleva
prima che cada
e mi sussurra,
come madre al suo bambino appena nato,
hai amato,
non morirai mai.

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