martedì 20 settembre 2011

Default

Un termine ricorrente in questi giorni "Default", è enunciato per certi aspetti, per mettere paura, predisporci al peggio, per altri versi è così ricorrente, in così tanti luoghi quasi da perdere la sua carica drammatica.
E mentre i veri signori della terra organizzano ricchezze inspendibili, il coro planetario dei perché, alimenta la platea della connivenza cieca dei "coltivatori di sterpaglie".
Contrariamente a quanto faccio di solito, voglio spiegare cosa intendo per "coltivatori di sterpaglie".
Uno degli atteggiamenti comuni agli individui (consapevoli o no) nella logica consumistica è, nonostante la socialità(?) spinta dell'epoca che viviamo, di ragionare in termini egoistici, di minimalismo evolutivo (salvare se stessi, e in culo tutti gli altri) che li porta a ipotizzare un mondo planetario, di cui cianciano, nei termini, nei confini dei loro piccoli interessi, del proprio giardino, non il giardino che si nutre del volo delle api, che non hanno confini, che si nutre della bellezza che è ovunque e viene da dovunque, ma quello in cui ne limitiamo la visione, le contaminazioni le inclusioni, in cui se ne limitano i colori, i profumi, se ne limitano le essenze, gli scambi, anche culturali, che hanno da sempre dato la possibilità all'uomo di creare, o ricreare, fantasmagorici scenari di rara bellezza. In assenza di tutto ciò (e di molto altro, per la verità) il nostro giardino incredibilmente ci appare lussureggiante, ma utilizzando parametri "visivi" diversi, lo scenario è diverso: vedi un giardino abitato solamente da sterpi, brullo, incolore, senza odori ma, bel delimitato e ben difeso (che è uno dei fattori per cui ci appare quello che non è). I possessori, che ne abbiano o meno il titolo, di questi giardini, di fatto coltivano sterilità, sterpaglie, vantando mirabilia con il vicino, diviso da alti muri culturali che scambiamo per orizzonte. Ecco perché, come ci potrebbe spiegare in maniera profonda il professore Andreoli, siamo, nonostante abbiamo, infelici, perché una parte ancora non scoperta del nostro cervello, ci avverte, a livello di inconscio, che siamo sulla buona strada ma, siamo girati dalla parte sbagliata.

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