sabato 17 settembre 2011

La morte è una cosa seria

Crediamo che intorno alla morte sia necessario costruire una complessa struttura di dolore esteriore, comporre folle uniformi di comparse, che, ai lati, recitino la litania del dolore rappresentato, crediamo sia necessario uno sfondo scuro a rappresentarne l’angoscia, l’irreversibilità del viaggio. E mentre cerchi disperatamente un colloquio intimo con il supremo giudice, un ininterrotto, ritorto assalto di banalità ti circonda, come a sottolineare che della morte non abbiamo che una flebile idea, o cerchiamo di relegarla nella sfera del non accaduto, negare, con coscienza, che possa esistere una fine vera di tutte le cose. Tra i tanti rumori che ti circondano, riconosci un sommesso vocalizzo musicale di disperazione, una ripetizione che non sembra mai uguale, perché il luogo da dove proviene ne cambia la frequenza, mentre percorre le strette caverne, le insondabili profondità che generano la morte, e risalendo articolata in lamento, si trasformano in canto. E’ il canto della persona che ha conosciuto la morte negli occhi della persona che amato per tutta la vita.

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