mercoledì 28 settembre 2011

Il bambino parlerà

Nessuno racconterà mai la tua storia
le cose importanti
quelle insignificanti
tutta la luce e le tenebre
che sei stato
ciò che hai voluto
quello che non hai mai avuto
nessuno ricorderà
il tuo luogo buio
solitario
davanti a una parete bianca,
volteranno le loro facce
quando il bambino che guarda la vita
in piedi
comincerà a raccontare tutte le storie del mondo
e una, dimenticata
che racconta di se
di come si è perduto perché parlava d'amore.

martedì 27 settembre 2011

Canto per Anna e Letizia

Se un giorno vi capiterà di incontrarle, e vi sentirete ad un tratto in pace, se non riuscirete a capire perché improvvisamente, quello che credevate impossibile vi appare reale, vedendole, non chiedetevi altro, chiudete gli occhi e, sfogliate il grande libro degli Angeli, lì troverete i loro nomi, i loro volti, il tempo immutabile che abitano per orchestrare magiche simmetrie, e da lì guardare con occhi benevoli i fili che il caso recide, per riannodarli, uno per uno, con sapienza, perché la grande tela possa conservare tutta la grazia degli infiniti punti che tutti gli esseri viventi compongono in un'unica luce di assoluta bellezza. E quando tutto ritornerà come dopo la tempesta, scorderete tutto di loro, i loro volti, i loro nomi, ma se presterete appena un po di attenzione, vi vedrete avvolti da infiniti punti di luce, come se voi stessi foste l'universo.

Grazie Anna, grazie Letizia, per avere annodato il mio filo spezzato, e grazie per la luce che mi avete ridato.

venerdì 23 settembre 2011

Saltare, sempre!

A chi non è mai capitato di fare una dichiarazione d'amore, a una Lei o a un Lui, interi discorsi o solamente una parola, di cimentarsi anche contro la personale propensione a considerarla come un momento inutile ma inevitabile, imbarazzante, profondo, eccitante, deprimente che precede la più disperata angoscia nel caso di un "no" o, la pura follia quando la bocca, l'altra, pronuncia l'avverbio della felicità: "SI". Io vi chiedo se poi, dopo la dichiarazione d'amore intendo, vi siete pentiti del momento, delle parole, di come eravate vestiti, di tutto insomma, o invece, non vi siete pentiti di niente.
Perché che lo vogliate o no, molte volte resta l'unico, isolato momento magico che potreste vivere, ma come tutti i salti nel buio, bisogna saltare, anche quando hai la consapevolezza, o la visione che vai incontro a un abisso senza fine, abitato solamente da esseri striscianti.
(Dedicato a un'amica che ha saltato, e ancora viaggia!)

giovedì 22 settembre 2011

Quando sarà

Vago assente assetato
nudo
verso la fonte a cui non giungerò mai
le mie mani
morte
cercano l'aria assente
spalanco la bocca di sete
priva di parola
e i miei occhi
offuscati
mi costringono
a guardare
il vuoto.
Cammino lento
e lentamente si allontana
l'acqua che mi disseterà,
solo il mio cuore
procede cadenzato nel tempo immobile
distaccato
perché lui sa cos'è la perdizione,
sa quando è il momento di bere.

mercoledì 21 settembre 2011

Una luce accecante

Ieri ho rivisto Roberto, dopo l'incidente, ha parlato solamente di lei, Tiziana, nei suoi occhi ho riconosciuto una luce che mi è familiare, la luce abbagliante dell'amore. Voi non sparirete mai, perché sopportate la felicità.

Il mare dove mi sono perduto

Mi sono perso in un mare di tartarughe
risalito a respirare
non riconosco più la riva
Mi sono perso in un mare di essenze
risalito a respirare
non riconosco più i fiori
Mi sono perso in un mare di colori
risalito a respirare
buio
Mi sono perso in un mare di voluttà
risalito a respirare
non riconosco più il lusso della calma
Mi sono perso in un mare di tempesta
risalito a respirare
ho gridato, solo
Mi sono perso in un mare di promesse
risalito a respirare
ho ascoltato bugie
Mi sono perso in un mare di parole
risalito a respirare
ascoltavo silenzio
Mi sono perso in mare
non sono risalito
a respirare.

martedì 20 settembre 2011

Default

Un termine ricorrente in questi giorni "Default", è enunciato per certi aspetti, per mettere paura, predisporci al peggio, per altri versi è così ricorrente, in così tanti luoghi quasi da perdere la sua carica drammatica.
E mentre i veri signori della terra organizzano ricchezze inspendibili, il coro planetario dei perché, alimenta la platea della connivenza cieca dei "coltivatori di sterpaglie".
Contrariamente a quanto faccio di solito, voglio spiegare cosa intendo per "coltivatori di sterpaglie".
Uno degli atteggiamenti comuni agli individui (consapevoli o no) nella logica consumistica è, nonostante la socialità(?) spinta dell'epoca che viviamo, di ragionare in termini egoistici, di minimalismo evolutivo (salvare se stessi, e in culo tutti gli altri) che li porta a ipotizzare un mondo planetario, di cui cianciano, nei termini, nei confini dei loro piccoli interessi, del proprio giardino, non il giardino che si nutre del volo delle api, che non hanno confini, che si nutre della bellezza che è ovunque e viene da dovunque, ma quello in cui ne limitiamo la visione, le contaminazioni le inclusioni, in cui se ne limitano i colori, i profumi, se ne limitano le essenze, gli scambi, anche culturali, che hanno da sempre dato la possibilità all'uomo di creare, o ricreare, fantasmagorici scenari di rara bellezza. In assenza di tutto ciò (e di molto altro, per la verità) il nostro giardino incredibilmente ci appare lussureggiante, ma utilizzando parametri "visivi" diversi, lo scenario è diverso: vedi un giardino abitato solamente da sterpi, brullo, incolore, senza odori ma, bel delimitato e ben difeso (che è uno dei fattori per cui ci appare quello che non è). I possessori, che ne abbiano o meno il titolo, di questi giardini, di fatto coltivano sterilità, sterpaglie, vantando mirabilia con il vicino, diviso da alti muri culturali che scambiamo per orizzonte. Ecco perché, come ci potrebbe spiegare in maniera profonda il professore Andreoli, siamo, nonostante abbiamo, infelici, perché una parte ancora non scoperta del nostro cervello, ci avverte, a livello di inconscio, che siamo sulla buona strada ma, siamo girati dalla parte sbagliata.

lunedì 19 settembre 2011

Perdutamente in fondo

Non toccarmi
le tue mani incantatrici
mi confondono
non mi incupire
baciando le mie labbra
se sento tutta la meraviglia
e la forza dell'incanto perduto,
e lontano
spingermi in fondo
perché i demoni dell'abisso
mi tocchino
mi bacino
illudendomi d'amore

sabato 17 settembre 2011

Fuori tempo massimo

"Fuori tempo massimo" è un post dedicato all'inadeguatezza (principalmente degli uomini, come maschi) a comprendere i meccanismi temporali dell'amore e, mentre lo scrivevo pensavo che eravamo vicini alla fine del tempo assegnato anche in un altro spazio, per l'ossessione che mi deriva dalla lettura (in corso, per ricorrenza) del libro di Susan Blackmore "La macchina dei memi" e per quella sottile e determinante affermazione che mi aveva già istillato Richard Dawkins con i suoi scritti. Il messaggio che l'evoluzione dell'uomo, come del resto di tutte le specie, potesse avere come risultato ultimo la perfezione, un fine ultimo dai caratteri nobili, mi sta uscendo dalla massa grigia. Replicare la perfezione (intesa come bellezza, altruismo, generosità e via dicendo) era chiaramente un'idea un po’ romantica del "teatro della battaglia" che è la sopravvivenza, e ora che i geni, i memi (secondo le teorie accreditate dei due scienziati, e di molti altri) si replicano per se stessi, non per una strategia evoluzionistica della specie mi ha indotto a una riflessione. Da tempo mi era passata per la testa che non stessimo vivendo una fase evolutiva che ci potesse proiettare verso uno stato di armonia superiore, e la "teoria delle copie" che avanzano gli scienziati che si occupano di memetica, è ancora più sconvolgente della copiatura (trasmissione) del patrimonio genetico, in quanto copiare comportamenti (a carico dei memi, secondo la teoria) controproducenti per la specie, o forse per tutte le specie, è la tragedia che stiamo vivendo, caratterizzata da assurdi comportamenti di distruzione di massa, e se l'idea di Daniel Dennett di cercare un " design fuori del caos, senza l'aiuto della mente" nella logica dei caratteri ereditari e della loro variabilità, è imperativa, sembra urgente, necessario ricercare un disegno senza replicatori di comportamenti suicidi. Io darei l'eugenimemetica (neologismo dalla fusione di euegenetica più memetica) ai poeti perché non creino una specie che distrugga il pianeta, e che non voti, per farsi rappresentare, i pagliacci che ne officiano la fine.

Susan Blackmore: "La macchina dei memi" e altri ancora
Richard Dawkins: "Il gene egoista", "L'illusione di Dio" e tanti altri ancora (è il mio sé ateo)
Daniel Clement Dennett: "La mente e le menti" e altri ancora

Venerdì, ore 14:13........

.....apro la porta di casa e, mia figlia, un pacco in mano, mi dice: ”Un regalo per te”, un regalo? Ma il compleanno è andato, ”è per te”, ripete, e lì giù i mille motivi perché ho meritato quel regalo.
Da tempo, per gioco, quando mi chiedono cosa mi piacerebbe ricevere per il mio compleanno, rispondo: ”Una barca a vela”, la sintesi perfetta del mio essere terreno, vento e viaggio. Mai che mi sia stato opposto un diniego forte e deciso, assecondare lo sciocco.
Ho aperto il pacchetto, non poteva certamente contenere il mio sogno, una confezione di polistirolo.
Una finestrella lasciava intravedere una superficie lucente, concava come una palla di vetro, e intorno il bianco petrolifero dell’involucro. Attratto dal mare come la tartaruga neonata, cominciavo a sentire odore di salsedine e le mie mani diventavano incapaci del più semplice gesto, la confezione era quasi inviolabile, ma, oramai avevo attraversato la battigia, ed eccolo in tutta la sua incredibile lucentezza, il regalo: un carillon!
Una palla di vetro su una base di ottone con disegni in rilievo che richiamano l’attività di chi va per mare, all’interno un veliero, posato su un mare che sembra vero, la mia barca a vela dentro un sogno di cristallo, neve compresa, non manca nemmeno il richiamo alla meta, sullo sfondo dell’agognata barca, un planisfero delle americhe. Giri la sfera, avvii il meccanismo e, sotto una nevicata argentea, comincia, su se stessa a navigare quell’incredibile oggetto del desiderio, accompagnato dalla musica carillonesca che ti riporta all’inizio del viaggio, quando ero bambino. Grazie per il regalo, grazie per avermi assecondato, scioccamente!

La morte è una cosa seria

Crediamo che intorno alla morte sia necessario costruire una complessa struttura di dolore esteriore, comporre folle uniformi di comparse, che, ai lati, recitino la litania del dolore rappresentato, crediamo sia necessario uno sfondo scuro a rappresentarne l’angoscia, l’irreversibilità del viaggio. E mentre cerchi disperatamente un colloquio intimo con il supremo giudice, un ininterrotto, ritorto assalto di banalità ti circonda, come a sottolineare che della morte non abbiamo che una flebile idea, o cerchiamo di relegarla nella sfera del non accaduto, negare, con coscienza, che possa esistere una fine vera di tutte le cose. Tra i tanti rumori che ti circondano, riconosci un sommesso vocalizzo musicale di disperazione, una ripetizione che non sembra mai uguale, perché il luogo da dove proviene ne cambia la frequenza, mentre percorre le strette caverne, le insondabili profondità che generano la morte, e risalendo articolata in lamento, si trasformano in canto. E’ il canto della persona che ha conosciuto la morte negli occhi della persona che amato per tutta la vita.

martedì 13 settembre 2011

Degli "Animali mai esistiti"

Quando ho letto tempo fa "Animali mai esistiti", dopo averlo scelto, toccato, aperto come faccio sempre, quando un libro lo sento subito mio, attratto dal titolo o dall'argomento, ne ho divorate quelle enciclopediche pagine di scatenata fantasia come se tutto fosse reale, tutto realmente esistito.
Ma pur contenendo tutti gli animali immaginabili sia dal sogno che dall'incubo, ho scoperto da poco che c'era uno non riportato,non immaginato. Che forse la fantasia degli autori s'era fermata alle soglie della mai esistita "casa dell purezza", della "purezza" intesa come massima aspirazione alla perdizione e alla bellezza? Non chiedetevi se esiste, non servirebbe, pensate invece, cosa farete se un giorno, forse lontano, incontrerete, nel migliore dei sogni o nel peggiore degli incubi, "la tigre dalle ali di farfalla".

lunedì 12 settembre 2011

Stadi transitori, saggio sulle farfalle (per "amore" d'accostamento)

Cos'è l'amore se non uno stato transitorio, un momento infinito che ti predispone al piacere della bellezza e che, molte volte, resta tale, predisposizione, una promessa non mantenuta, nulla. L'essere transitorio non è per natura effimero, anche se molte volte ne rappresenta molti dei caratteri, la fugacità, la fragilità insite nella condizione di fuggevolezza. A volte, penso, che sia l'effetto della continua espansione dell'universo: è difficile fermare la tua vita in un tempo più lungo di un soffio cosmico e , per quanto possa essere intenso, la dilatazione che ci lega al cordone ombelicale delle nostre origini, della nostra fine, ci porta a ragionare in termini di attimi, per quanti lungi ci possano sembrare.
Accostare l'umanità alle farfalle mi è costato, ma è stato facile pensando quanto brevemente subiscano gli uomini il fascino dell'amore, ma se per definizione è effimera la condizione della "pupa" che sarà farfalla, come definire lo stadio maturo dell'uomo che lo nega, l'amore? Una trasformazione da "farfalla" a "pupa"?
La negazione della bellezza per non morire?
Chi lo sa, forse è solamente materia per poeti.

Le mie ali oramai stanche
muovono appena l'aria spessa
i miei colori lentamente svaniscono
sempre più polvere
a negare il cielo.
Piano piano muoio,
muoiono le mie illusioni
muoiono le mie voglie
muore quello che sono stato
muore quello che sono.
Una leggera brezza che spira da nord
mi solleva
prima che cada
e mi sussurra,
come madre al suo bambino appena nato,
hai amato,
non morirai mai.

venerdì 9 settembre 2011

Quando è il momento è il momento

Quando pulsa, irresistibilmente l'impulso di "andare", ossessivo ripetitivo senti nel tuo orecchio, nella tua testa: "Salpa", molla la gomena (corda in marinaresco), si vorrebbe definirlo, nei suoi perché: "Voglio partire perché.... ". Quante cose sono state scritte, sulla voglia di partire, sul viaggio, sul desiderio di conoscenza, antidoto alla stagnazione dei pensieri, insito nell'andare. Ricordo leggevo Moby Dick all'aeroporto di Lisbona, tornavo e già partivo, lo rileggo sempre per godere dell'enciclopedia delle balene (come mi piace chiamare il capolavoro di Melville), e nonostante fosse in me, mi mancava la colonna sonora della partenza, certamente non avrei potuto rievocare la voce Maria Argentina Pinto dos Santos, Argentina Santos, che abbiamo avuto il privilegio di ascoltare alla Parreirinha di Alfama, altri viaggi ti ispira la sua voce eterna. Giorni fa, eccola, è riemersa, materializzandosi in tutta la sua ossessiva ispirazione, la perfetta colonna sonora, l'officiante è Ritchie Blackmore. Ascoltate "Sail Away" e... mollate le gomene.

giovedì 8 settembre 2011

Un viaggio insieme

Chiudi gli occhi
spalanca le braccia
a comprendere l'immateriale
respira,
respira lentamente
ora ascolta
tutto quello che è
prendine possesso
che tutti i recessi della tua mente
si aprano alla magia dell'incomprensibile
tutta l'energia vitale esploda in luce pura
per innalzarti a se
e viaggiare nel tempo che non vivrai mai
per mille anni, un attimo
e tornare trasformato
incapace più di smarrirti
ma solamente d'amare

mercoledì 7 settembre 2011

Journal intime partagé

"Diario" in francese si dice "journal intime", al diario affidiamo le nostre cose più segrete, i sogni, le cose intime appunto, ecco perché mi piace il termine "diario" in francese. Se vi capiterà tra le mani le journal intime di Bernardo Soares*, leggerete tutte le cose che voi avete scritto nel vostro diario, anche quelle ancora non trascritte, ma che avete dentro.

*Bernardo Soares è il personaggio protagonista dell'inimitabile libro di Fernando Pessoa "Il libro dell'inquietudine".

L'abbondanza dello sciocco

Filiformi desideri di essenza
ti contagiano
e nutrono
i tuoi desideri più nascosti,
primavera di strade percorse
e piccoli seni
che ingigantiscono
la tua voglia di viaggiare

Dedicato a coloro che credono che l'abbondanza sia tutto, e che si nutrono di solo cibo, guardando increduli occhi neri profondi che implorano briciole essenziali, mentre vivono di solo amore.

Il fisico apparente

Siamo disturbati da variazioni di stato tutti i momenti, e spesso capita che intorno a noi arrivi "l'energia" di ciò che è rappresentato, non da ciò che "è" realmente. Corpi che vagano e vivono di vita apparente ma non della sua essenza, che necessita di vero sudore, di felicità effimera, pronta all'uso, inconsistente, che necessita di sudore rappresentato, niente di viscerale, semplice produzione olografica.
Questo stato mentale trasforma anche le particelle di materia di cui siamo fatti, per questo crediamo che vedere, toccare, amare una persona sia reale, che accada veramente. Poi guardi un attimo le cose di cui sono fatte le relazioni, e ti accorgi che, appunto, sono cose, volgare materia di cui hai bisogno per costruire una vita volgare. E' lo stato del "Fisico apparente" perché anche nella "fisicità" rappresentiamo canoni, molte volte imposti, canoni di leggerezza e fronte asciutta, assenza totale di sudore, per non scegliere, e vivere di una vita di grandi soddisfazioni completamente inutili, perché non scegliamo, e infelici ridiamo, felici d'illusione. Non sarebbe di per sé grave, "essere apparenti", se non esistesse un unico campo energetico dove tutti interagiscono (con tutti includo tutti gli esseri viventi, e non solo) e dove interveniamo, non con la consistenza dell'essere, ma con il peso della sua assenza, energia spenta, negativa; per questo commettiamo non solamente un "delitto" verso noi stessi, ma, quasi in modo irreversibile, verso la poesia della vita che abbiamo lasciato dietro la porta.
Non scegliere è un delitto verso coloro che non hanno scelta, nessuna. Amare l'apparente, è come ricercare ossessivamente la strada più breve per distruggerci.

venerdì 2 settembre 2011

Attenzione, manipolare con amore!

Se, in questo preciso momento, si spalancasse, sotto la vostra comoda poltrona, una sorta di buco spazio-temporale, e foste proiettati, improvvisamente, inaspettatamente, esplosivamente, in un luogo sconosciuto,e, in un punto preciso si materializzassero, sovrapposti, come intersecati, uno dentro l'altro, la spiaggia più bella che abbiate mai visto, e, il centro della terra, non spaventatevi, rilassatevi,chiudete gli occhi, espirate e inspirate profondamente, senza iperventilare, rilassatevi, le mani sul ventre......................................Ora, riaprite gli occhi,
vedrete il volto della vostra donna che aspetta di essere amata, semplicemente.

giovedì 1 settembre 2011

Il mondo che ti abita

Piccole gocce di acqua profumata
un attimo
si soffermano sulla tua pelle calda
indugiano sul collo di lago
per riprendere l'eterno inseguimento
restie all'abbandono
combattute dalla bellezza che le annulla
e della ingorda terra che li reclama.

Indugiano tutte le onde di musica che distratte
accarezzano le dolci curve del tuo disagio
come sorelle nel momento giusto.

Cammina lentamente la calda brezza
che spiava vorace dalla finestra,
ora a respirare
per non finire mai
i profumi del mare delle tue profondità

Ali fragili di seta
rincorrono l'eterea bolla che fugge sulla tua schiena
perché sa che la morte la porterà a rivivere
per sempre,
vita e morte
perché le ali di seta possano sfiorare
tutti i punti della memoria che conservano
nella bolla che fugge

Vortici di passione
sollevano sabbia impalpabile
che confonde
la risata e il pianto
come in un canto senza note
prigioniero senza tempo

Pure il vecchio incantatore dal cappello arancione
che ha percorso la terra mille e mille volte
appoggia, per un attimo il suo bastone
attratto dall'antica natura
dove, finalmente vede la sua casa

Solamente i tuoi occhi vigilano quella confusione immobile
lentamente indicano la strada che percorrerà
l'energia del cosmo
che sovrintende al mondo magico del corpo delle donne.