martedì 13 marzo 2012

Comunione e (la) liberazione dai pregiudizi

Quando ho ipotizzato il titolo per questo post (quello che poi ho dato) ho volutamente usato due sostantivi che in Italia, messi insieme, vanno oltre il loro stesso significato, per via del noto movimento ecclesiale; ma la mia intenzione era di parlare specificatamente della “comunione” cattolica, l’eucarestia, non nel suo valore simbolico, religioso o altro, ma solamente dal punto di vista dei soggetti idonei a riceverla. Come saprete non tutti gli appartenenti a una comunità (cattolica, naturalmente) possono ricevere il “Corpo di Cristo”, perché? A me, in effetti, sfuggono i perché, ma la casistica di “negazione” è ampia, provate a farvi un giro nella vita, o nella rete, resterete allibiti. La ritualità “cannibale”, come la definisce qualcuno, ha la sua “dieta”!

Una breve storia esemplare: “Lui ha 45 anni, Lei sua moglie, 39, classe media, istruzione media, relazioni nella media, bambini, lui non è ancora pronto. Un giorno Lui telefona dall’aeroporto (i luoghi, non hanno nessuna importanza, succede ovunque) e le dice che ha bisogno di riflettere sul loro rapporto, sul futuro, addirittura si spinge a dire di voler riflettere sul loro amore. Dopo 4 anni sono divorziati, Lui continua a riflettere, lei Sophia, ha deciso di rifugiarsi nella fede (che ha sempre avuto) ma come erano state un mistero le continue riflessioni del marito, lo è ancora di più, quello che padre Sortes (un brasiliano dal cognome inquietante) le dice, quando Lei chiede spiegazioni: ” Ai divorziati non posso somministrare l’eucarestia”. Forse avrei dovuto cambiare il titolo in: Comunione, pregiudizi e ipocrisia, e poi, il Cattolicesimo non era la religione fondata sull’amore? E che amore è, un amore basato sull’autorità e sulla negazione, o forse, in completo contrasto con i primi luoghi di comunione (ai tempi del “Gesù” storico) che erano gestiti da donne, i moderni (?) gestori della religione dell’”amore”, anche loro, continuano a riflettere, in attesa di “divorzio”, dal mondo, intendo?



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