giovedì 21 aprile 2011

Il Mastro e la recherche

Lo vedi mentre, lontano dal mondo, indaga con gli occhi stretti, un minuscolo
quasi invisibile, prodotto dell’ingegno umano:
una strana vite.
Dov’è il suo posto?
Qual è la sua originaria posizione nell’impalpabile disegno della complessità?
La rigira nell’altra mano, come se un cambio della prospettiva potesse cambiare le cose.
La stringe, un attimo, nel pugno chiuso che, percorrendo un arco perfetto nell’aria carica di salsedine, porta quasi a sfiorare il suo naso. La mano, che lentamente dischiude, come aspettando il miracolo di coordinate che lei stessa ha avuto il tempo di ricordare, ora, quasi a oscurare il sole, completamente aperta, rivela l’inquietante verità: la vite, dov’è finita?
Caparbio cercherai, per sempre, il piccolo elemento di metallo, vivendo l’inquietudine della perfezione perduta, e le notti insonni che si succederanno, ti ricorderanno quando l’armonia della natura, non ancora intaccata dalla perdita, parlava di disegni cosmici perfetti, d’infinitesimi particolari, all’apparenza insignificanti, che nell’unicità dell’uno, portavano in se la bellezza del disegno complessivo.
Ma proprio perché nel particolare risiede la ragione del tutto, Il Mastro non avrà pace, fino a quando non stringerà, ancora, fra le sapienti dita, la piccola, invisibile vite. E, solamente allora, tra mille miliardi di miliardi di piccoli spazi, saprà, esattamente, dove si trovava all’origine di quanto tutto ebbe inizio.

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