giovedì 18 novembre 2010

Il pettine e l’uomo

Oggi, come tutti i giorni ho rivisto il mio più vecchio amico, Vittorio.
Eravamo con un altro amico con il quale avevamo condiviso i bei tempi delle superiori, quando, attratto dal suo istinto di cercatore d’antichità, lui posa improvvisamente la sua mano sulla giacca di Vittorio e, con un gesto da consumato teatrante, estrae dal taschino un pettine.
Un pettine di quelli che si usavano non ricordo più quanti anni fa. Pettine e custodia in similpelle colore cuoio, una rarità, un oggetto estinto, vera archeologia tricologica.
Vittorio, alla vista di quel caro vecchio oggetto nelle mani che, per la prima volta, non erano le sue, reagisce come il suo istinto gli suggerisce:
”Lo vuoi, te lo regalo”.
Non è facile separarsi da una cosa che ti è sempre appartenuta, ma non per lui: più che il possesso può la generosità.
Io che generoso lo sono giusto il necessario, voglio regalare a Vittorio queste mie parole, dedicate a lui e al suo pettine:

Lo guardi in quel gesto
oramai scordato dal mondo
da destra a sinistra il suo polso architetta
rettilinee ottusità puntare alla fine
strane ondulazioni che sanno di alti fondali
improvvise fermate
assurde accelerazioni
per poi distrarsi dalla sua immagine
e ammirare soddisfatto
la presenza del suo passato.

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2 commenti:

  1. questa volta la tua poesia (se cos'ì può essere considerata)l'ho capita e sai perchè? perchè ho dato IO il titolo al tuo scritto (la pettinatura)
    sei sempre arcaico e difficile non usi la punteggiatura che potrebbe dare al lettore un indirizzo più chiaro di quello che l'autore(TU)ha voluto intendere.... il tuo caro amico (vecchio) TRC Vittorio

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  2. Non è colpa mia sei non hai mai letto autori che non usano quasi mai la punteggiatura. Per gradire prova con Saramago (è uno famoso! ALX)

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