lunedì 7 febbraio 2011

No man's land

La logica di ridurre la complessità in specifici settori di pertinenza, valutati da specialisti e "ridotti" ulteriormente perché "chi ci ascolta, capisca", produce esattamente l'effetto contrario, come se per capire il senso di un gigantesco e complicato puzzle, se ne smontassero tutte le tessere che lo compongono, e ognuna di esse, fosse studiata, sezionata, ricollocata, ridisegnata singolarmente. Cosa capiremmo?
Niente.
Elogeremmo lo specialista, lo scienziato, ne esalteremmo le capacità intellettuali, la chiarezza dell'esposizione, invocheremmo, in casi specifici, una santificazione immediata.
I fenomeni complessi devono essere valutati, non seguendo un processo di destrutturazione secondo i paradigmi della semplificazione, ma basando l'analisi sul contesto generale che genera i fenomeni, o che lo compongono, o di cui, come in molti casi, ne rappresentano gli elementi strutturali.
Ecco perché quando si parla della gestione delle risorse non rinnovabili, della mobilità sostenibile, delle istanze dei cittadini più deboli, di etica pubblica, delle risposte da fornire al cuore pulsante di una comunità, piccola o grande che sia, si parla in fondo di come o cosa intendiamo con la parola civiltà.
Se per civiltà si intende l'esaltazione dell'individualismo cannibale, meglio semplificare.
Se per civiltà, invece, s'intende una sommatoria di infiniti comportamenti individuali esemplari, che sono determinati indipendentemente dal controllo (della legge dello stato, della legge religiosa o dalla legge morale) esterno esercitato su essi, in tale caso è necessario analizzare non i singoli fenomeni, ma la complessità del contesto dove tali cittadini vivono, perché è lì che bisogna attingere i modelli economici, i modelli sociali, è proprio in questi posti che potremmo trovare l'antitesi della terra di nessuno.

1 commento:

  1. Ottimo! Il paradigma della Complessità è quello che seguo e credo sia il più veriterio nella spiegazione della realtà e nel caso dei miei studi, dei fenomeni psichici! Ale sei un poeta ma anche un grande osservatore. Meno male che ci vediamo una volta a setimana altrimenti scriveremmo un trattato! Fabio

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