lunedì 31 ottobre 2011

Infinito? Si, grazie

Argomentare secondo il principio "Non si può procedere all'infinito" di Tommaso D'Aquino, è come mettere la ragione al guinzaglio, e, parlando di Dio, perché nelle riflessioni del pensatore quel principio è alla base delle congetture sull'esistenza e la sua dimostrazione, dell'essere supremo, argomento che, nella mia personale ricerca di spiegare a me stesso la mia anima, mi porta a studiare cose che capisco solamente come principio ispirativo. Questo argomento, dicevo, mi ha fatto divagare e, come mi capita ogni tanto, l'ho buttata in matematica. Ho postulato, non da matematico, naturalmente, perché non lo sono, ma da poeta, perché credo di esserlo, in maniera autoreferenziale.
Il postulato:
Se una sequenza data di numeri, termina con il segno di "infinito", tutti i numeri non indicati non possono esistere perché il segno di “infinito” è sostituito da “Dio”.
“Non est procedere in infinitum”, è vero, ma non scordiamoci che il cervello umano (nella stragrande maggioranza dei soggetti) non può, non deve concepire l’infinito, perché è una regola basilare dell’evoluzione delle specie: è un fatto di nuda e cruda sopravvivenza. Altro che dimostrare senza ragionare!

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